Categorie Principali

Translate

lunedì 28 aprile 2014

Gli anni Novanta: quando il "minimal" non era una moda

Questa sera mentre scrivevo un messaggio su Whatsapp ho pensato: "ma vi ricordate quando comunicare con qualcuno significava varcare la soglia di casa e suonare alla porta dell'amico?" Sembra folle pensare a quanto tempo sprecavamo in trasferte, portando il messaggio sui nostri piedini e non sul filo del telefono.

Pensiamo di essere tanto socievoli con i nostri mezzi ultra tecnologici: Iphone, Galaxy, Whatsapp e altre "diavolerie varie", come le ha bollate mia nonna.
In realtà credo che la vera questione del socializzare sia quella di vedersi in faccia o saper conoscere qualcuno anche senza ricorrere a mezzucci.
Non nego quanto sia bello essere parte di una globalizzazione sempre più progressiva. Non saprei vivere senza internet né telefono. Questo perché dopo che infili il dito nella marmellata difficilmente riesci a non leccarti le dita e a rinfilarcelo di nuovo. E' bello, ti piace e non ci rinunci.

Però se ci pensiamo bene, almeno per chi ha vissuto da adolescente il decennio degli anni 90 (considerate che io sono classe 1983), abbiamo perso la magia della semplicità. L'importanza di emozionarsi per piccole cose che ormai sono scontate e quasi prive di valore.



Ricordo che quando non volevo far sentire una telefonata ai miei genitori rubavo qualche gettone dal portafoglio di mamma e mi recavo alla cabina telefonica più vicina. Telefonare era costoso e non ci si poteva appartare perché non avevano fatto la loro presenza nemmeno i cordless e il cellulare era per ricchi.
Ricordo pure quando ci divertivamo a telefonare, racimolando gli spicci (eh sì, la colletta era indispensabile, visti i costi), ai famosi numeri per segaioli arrappati che iniziavano con 144.
Ora, con internet, scorri pornografia gratuita ovunque, e quel giochino là per i bimbi di oggi sarebbe da sfigati. Invece noi ci divertivamo ad osare sentendo quelle ragazze che mugolavano strani versi animaleschi -ammesso che i soldi fossero abbastanza e non cadesse la comunicazione appena presa la linea.
Noi ci divertivamo con poco.
Il mio pensiero scorre sino a quando organizzare un'uscita non era semplice come ora. Attualmente prima di uscire servono almeno due o tre papiri su whatsapp, una chat di gruppo con mille persone che non riescono a mettersi d'accordo, una macchina e minimo venti  o trenta euro (se ti accontenti solo di bere qualcosa). Ovviamente non si può uscire prima delle nove o le dieci, perché se non stai lavorando o studiando, sei comunque impegnato ad essere svaccato sul divano col tuo telefono o tablet.
Prima era più difficile organizzarsi, ma al contempo era pure più semplice.
Perché, mi chedete?
Ma semplice: davi per scontato che i tuoi amici uscissero perché in casa non c'era nulla da fare: niente internet, niente Playstation, nessun Blog, niente Facebook, niente Twitter e nessun segaiolo infoiato sui vari siti hot. Al massimo stavi guardando Bimbumbam, Video Music -magari registrando su una vhs i video tamarri da rivedere sino a quando non arrivava il momento di fare il funerale alla cassetta pluriviolentata dalle testine del videoregistratore- o trasferivi sulla musicassetta le canzoni che passavano alla radio per per poter fare il figo con il walkman e quei cuffioni tutt'ora affascinanti.
Quindi sì, era praticamente certo che si uscisse tutti insieme ed era facile prevedere che si uscisse a piedi, con max diecimilalire in tasca (era pure già troppo perché a volte bastavano mille lire per un gelato e una coca) e senza nessuna meta specifica se non la strada, la sala giochi (per chi ci andava), una bottega, un bar o semplicemente un muretto dove addentare un pacchetto di San Carlo e ridere di frivolezze adatte alla nostra età. Ovviamente senza nessuno che si isolasse per leggere l'ultima news "importantissima" sul twitter o facebook. 

Ricordate il supertele? Anche quello faceva parte delle nostre uscite: se eri fortunato trovavi l'Highlander che non si bucava mai, ma molto più spesso ti ritrovavi a togliere fuori da una siepe una una massa informe piena di buchi e spine -magari dopo aver scavalcato una recinzione e sfidato il cane da guardia del vicino per cercare invano di salvare quel pezzo di gomma.

Potrei continuare per ore su quanto era più semplice la vita, su quanto si apprezzasse la bellezza delle piccole cose (anche quelle che ora ci sembrano da rincoglioniti) e su quanto gli affetti reali non venivano mai surclassati da quelli virtuali.

Scrivo da un computer, quindi non posso rimproverare nessuno, anzi, sono internet dipendente; ma ricordare ciò che è stato e che ormai è andato definitivamente (perché ciascuna decade porta con sé lo stile di vita più consono alla fase del progresso che la attraversa) mi strappa un sorriso e un po' mi emoziona.

Neom





2 commenti:

  1. Tutto verissimo :) Un piacevole momento di sana nostalgia!! Ci stava tutto stasera! Grazie!

    RispondiElimina
  2. Allora mi sa che era nell'aria la nostalgia. Che poi non mi hai mai detto di che anno sei. Ma immagino poco più piccolo di me. :)

    RispondiElimina