In questi giorni sono
piuttosto malinconico ed emotivamente vulnerabile.
Non ho mai saputo
accogliere con spensieratezza i cambiamenti, anche quando portano a
qualcosa di bello. Mi causano brutti effetti collaterali. Uno tra
questi, e non è certo da poco, è l'ansia.
Spesso vedo tutto nero e
penso troppo. Sì, penso davvero tanto, anche quando sarebbe meglio
non farlo.
Forse è un problema di noi abitanti dell'epoca
contemporanea, così piena di ostacoli e di incertezze tanto da non
lasciare mai spazio alla tranquillità.
Quando c'è un
cambiamento in agguato penso in modo ossessivo a tutte le conseguenze
che questo potrebbe apportare alla mia vita. Ma il più delle volte
penso solo alle negatività, agli imprevisti. Dovrei sforzarmi di
essere più spensierato e pensare che in fondo le cose importanti non mi mancano.
Mi chiedo 'perché sono
fatto così?' ma non trovo una risposta.
Sono così e basta. Sono nato pensieroso.
In fondo è vero che le
rivoluzioni portano sempre scompiglio anche quando si prospetta un
bel traguardo. Bisogna stringere i denti ed andare avanti. Perché è giusto così.
...E questo capita anche
dentro me. Prima di raggiungere la stabilità cui dovrebbero
condurre i cambiamenti attraverso periodi di sconforto e smarrimento.
Perdo interesse per le altre cose e l'incertezza mi assale, mi
avvolge come fosse una gran nube nera che sovrasta la città. Vado
sotto pressione.
Alla fine so che mi
abituo, ma prima che i cambiamenti si trasformino in routine mi sento
come in balia degli eventi. E della mia (troppa) emotività.
Già... la troppa
emotività. Sta proprio qui il problema. Prima di fare o subire qualcosa la devo analizzare in tutti i suoi particolari. Devo metabolizzare. E non per forza si tratta di un difetto, ma nel mio caso genera ansia.
Gli altri vedendomi non
lo direbbero che sono così emotivo, faccio di tutto per nasconderlo.
Ma in fondo è lei, l'emotività, ad impadronirsi della mia vita. A
volte è piacevole perché mi permette di apprezzare le piccole cose
della vita, altre no. Altre no perché distorce tutte le cose, le fa
apparire più grandi tanto da schiacciarmi. Non la so controllare.
È così per l'incertezza
sul lavoro al termine dei miei studi (chissà se, quando e dove
troverò lavoro), è così se penso che probabilmente dovrò stare un
anno lontano dalla persona che amo (dovrò riabituarmi a vivere senza
lui che scorrazza per casa e viene spesso ad abbracciarmi), è così
per le piccole e le grandi cose. Per le belle e per le brutte. In
positivo e in negativo.
In questi momenti faccio
fatica a gestire il panico dell'incertezza fino a quando non la digerisco.
Mi sento nudo, pensieroso.
Piangerei per qualsiasi cosa; una serie di emozioni si impadroniscono
di me quasi come per aggredirmi.
Felicità, rabbia, angoscia si
alternano.
...Ed io sento come un
peso nello stomaco.
Alcuni non pensano, altri
pensano troppo. Questi ultimi viaggiano spesso nell'oscurità, e
quando tengono a qualcosa non possono fare a meno di prenderla a
cuore. Pensano troppo al sé e al ma.
Devo reagire, ed essere meno analitico. Ci proverò.
Neom
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